Spesso per parlare di Poesia si ricorre al suo (apparente) opposto cioè al Silenzio. Da molti poeti infatti la Poesia è intesa soprattutto come voce del Silenzio. Forse per riuscire ad afferrare in modo più comprensibile queste immagini che legano Voce a Silenzio potremmo ricorrere a dei concetti più “fisici” come quelli di Vuoto (Pieno) o metafisici come Nulla (Tutto). Ci sorprenderà così scoprire che il Nulla è pieno di Vuoto proprio come il Silenzio è... pieno di Poesia.
In uno degli ultimi numeri di Lettura [1], l’inserto culturale del Corriere della Sera, il fisico Carlo Rovelli (anche lui dopo Fritjof Capra [2]) approda sulle coste...delle Indie.
I concetti di Nulla e Vuoto degli antichi mistici indiani risultano così familiari e per certi aspetti anticipatori di analoghi concetti della fisica quantistica, da suscitare la meraviglia e l’interesse dell’autore di Sette brevi lezioni di fisica [3] e L’ordine del tempo [4].
In particolare Rovelli si riferisce al monaco buddhista Nagarjuna vissuto tra il II e il III sec. d.C. e al suo famoso trattato in 448 strofe dal titolo Le stanze del cammino di mezzo[5]. Come ci ha ricordato più volte Calasso [6], se uno si avvicina a questi testi che si rifanno agli insegnamenti vedici, può avere due reazioni: o prende quello che legge come un delirio, una delle tante aberrazioni dell’umanità (come a me sembrano aberrazioni quella di insultarsi via facebook o appassionarsi a una serie come Gomorra); oppure è obbligato a riconoscere che questi testi dicono cose fondamentali su temi che saranno sempre inevitabili in qualunque...innominabile attuale come questo che stiamo vivendo in compagnia di Mark Zuckenberg e di Jenny Savastano.
Dunque sono più o meno gli stessi moti emotivi che ci prendono quando leggiamo testi di meccanica quantistica o cerchiamo di comprendere i suoi tanti paradossi: straniante delirio o sensazione d’ inaccessibile profondità.
Nelle sue meditazioni, Nagarjuna distingue due livelli di realtà (come d’altra parte fa tanta filosofia): la realtà convenzionale, apparente, sensoriale e una realtà definita ultima o essenziale. Fisica e Metafisica dunque. Ma queste distinzioni sono portate da Nagarjuna ad un estremo che sembra farle convergere. A furia di scavare...nell’ Atomo e nella Parola queste due realtà si riducono entrambe a vacuità. La realtà ultima, dunque l’essenza, è... assente. Non c’è.
Ogni Fisica, ogni Metafisica, in definitiva, cerca una Teoria del Tutto o un’Unità da cui possa far discendere Tutto, così da comprendere e spiegare ogni cosa. Il punto di partenza può essere di volta in volta, la materia e i suoi elementi (aria, terra, acqua, fuoco, etere,...atomo,...bosone di Higgs...) oppure Dio e le sue...incarnazioni (Cristo, Krishna, Idee, Spirito, Parola, Io, Io cosciente, Sé...).
Nagarjuna suggerisce che semplicemente la “sostanza” ultima non c’è. Siamo allora nel dominio di un Nichilismo totalizzante?
Assolutamente no perché questo è un ....Nulla pieno di Vuoto.
In Fisica si definisce vuoto quello stato caratterizzato dal minimo valore di energia: per semplificare, in questo stato tutto è...fermo; la velocità di ogni singola cosa è zero! Ma questa stessa espressione che, classicamente, può avere un senso ed essere dimostrata attraverso, la misurazione, per esempio della posizione e della velocità di un pallone ( nessuno metterebbe in dubbio che il pallone sia ben fermo sul dischetto del calcio di rigore!), a livello quantistico perde il suo...buon senso. Classicamente dunque possiamo dire e sostenere l’affermazione che nello stato vuoto il minimo valore di energia è zero, ma la stessa cosa non può essere fatta per lo stato di vuoto quantistico.
Nel vuoto quantistico il valore minimo di energia non è zero perchè...il pallone non può stare fermo sul dischetto! A livello atomico e subatomico il vuoto interagisce con le particelle e quindi con se stesso, avviando processi di creazione ed annichilazione velocissimi ed inosservabili, dove particelle reali e virtuali ballano freneticamente...la danza di Shiva: di questi “passi di danza” noi vediamo solo le tracce lasciate nell’oscurità.
In qualche misura il processo creativo della Natura (emergenza di “apparenze” attraverso relazioni) avviene secondo una danza o un canto della vacuità e del silenzio.
Quindi l’unica realtà è il vuoto? Ed è questa la sostanza ultima (quindi prima) da dove tutto pre-viene-pro-segue? Sì, dice Nagarjuna! Sì, dice la fisica quantistica.
Poiché la vacuità è piena di tutte le rappresentazioni del mondo, è contemporaneamente vuota e piena di sé.
Lo stesso vale per la Poesia come processo creativo della Natura (emergenza di “sensazioni” attraverso relazioni tra le parole).
Nell’esperienza poetica a livello inconscio e subconscio il Silenzio interagisce con le parole e con sé stesso, avviando processi di associazione e dissociazione rapidi e indicibili, dove parole reali e virtuali cantano il canto dell’Uomo: di questi canti noi vediamo solo le tracce lasciate su un foglio bianco.
Poiché il Silenzio è pieno di tutte le parole del mondo sarà quindi pieno anche di Poesia
E anche dal Silenzio come dal Nulla possiamo vedere emergere Tutto, compresi noi stessi.
Wargentin[7]
“Solitudine fantastica”
Edwin Aldrin
04:13:42:28 20 luglio 1969
Ed ora sul serio: che cosa hai visto?
nei pochi salti – tu, esente dalla gravitazione
terrestre, tu, bianco canguro, uomo?
Il puro deserto spopolato – un regno
per gli esperti di metalli. E uno sussurra
all’altro: la sensazione della luce scura.
Ora ci sono volumi illustrati. Photographs of the moon.
Il sogno diventa il luogo dell’accaduto con tracce
di pneumatici d’extra-lunari. Tozza è l’orma.
Riferimenti
[1] – La Lettura del Corriere della Sera n° 315
[2] – F. Capra, Il Tao della Fisica, Adelphi (1982)
[3] – C. Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi (2014)
[4] – C. Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi (2017)
[5] – Nagarjuna, Le stanze del cammino di mezzo, trad. di R. Gnoli Bollati Boringhieri (1979)
[6] – R. Calasso, L’Ardore, Adelphi (2010)
[7] – D. Grünbein, Cyrano oder Rückkehr vom Mond, trad. Di Gio Batta Bucciol Suhrkamp, Berlin (2014)