giovedì 29 maggio 2014

Nanotecnologia della parola: la ciotola e il silenzio

Non vi pare che nei cristalli
La natura si esprime in versi?
L. Sinisgalli[1]

La Natura produce i suoi oggetti formando legami (Buber[2] avrebbe detto Relazioni; oggi noi diciamo Link) tra costituenti di base: fa così con gli atomi che formano le molecole e con le molecole che formeranno macromolecole e materiali organici ed inorganici che formeranno stelle e esseri viventi.
Gli scienziati e gli intellettuali ci dicono tutto su questo modo di procedere, di come nell’arco di un secondo dalla singolarità del big bang, l’Energia Infinita iniziale si sia trasformata in un brodo di quarks ed elettroni che legandosi hanno formato i primi atomi ed elementi leggeri come l’idrogeno e l’elio attraverso la nucleosintesi. In questo sconfinato processo di espansione successivo al Grande Botto vi erano alcune discontinuità fatte di Vuoto (e quindi di Silenzio) che hanno poi reso possibile la formazione di galassie e delle stelle che in un secondo processo di nucleosintesi hanno prodotto gli elementi di cui siamo costituiti.

Ma STOP.

Non voglio andare avanti con questo film che, fotogramma per fotogramma, racconta la nostra Evoluzione attraverso la Storia della Ragione (o viceversa). Mi preme solo sottolineare la particolarità di questa indagine che la Natura svolge su se stessa attraverso l’Uomo: un’attività autoreferenziale che sembra avere a che fare solo con gli strumenti con cui si porta avanti l’indagine e non con un fine chiaro e preciso.
La Natura quindi ci ha messo nelle condizione di studiarla e noi tentiamo di imitarla principalmente per sfruttarla e dominarla: una gran parte della nostra attività è volta a costruire oggetti di complessità sempre più stupefacente, a creare macchine capaci di funzioni avanzatissime addirittura in grado di vivere e pensare. Oggi con le nanotecnologie vediamo e controlliamo l’atomo nel senso che possiamo afferrarlo con le dita e depositarlo su un foglio allo stesso modo come si deposita una... parola sulla carta: tutto questo è stupefacente se pensiamo (crediamo) che ha origine dal Vuoto e quindi dal Silenzio.
Chi può descrivere e spiegare meglio questa situazione se non un filosofo (magari Kierkegaard[3] con la sua maschera di Johannes de Silentio, o Ludwig [4] con la sua Settima). Ma sono proprio loro che ci hanno infilato in questo circolo vizioso secondo il quale l’esperienza della Fede è quella di vivere nel paradosso come quella della Scienza è di vivere nella tautologia: per questi motivi tanto la Fede che la Scienza devono contemplare una sospensione dell’etica! Tacere quindi.

Ma c’è qualcuno che piuttosto che descrivere e spiegare, piuttosto che tacere ci mostra, per così dire dall’esterno, la natura di tutto questo.
Se un poeta scrive [5]:

Persuasi di esplorare
navighiamo in realtà le stesse rotte,
e in circoli viziosi
rimestiamo ore ferme e senza tempo
nel silenzio del canto
messo a tacere dal chiasso degli echi.

qui si avverte che stiamo davvero cercando l’Anima tra le cose usando le parole come dita.
Questo processo non ha nulla da invidiare alla più sofisticata delle nanotecnologie che assembla le cose dal basso come fa la Natura. Grazie al poeta quindi entriamo in un mondo che è precedente a qualsiasi nanomondo perchè qui non stiamo parlando degli strumenti necessari a capire, a imitare, a costruire.
Qui non stiamo imitando la Natura ma i suoi procedimenti.
Qui non siamo alle prese con il perfezionamento incessante degli strumenti che consentirebbero la realizzazione dei fini ( il perfezionamento è quasi sempre funzione dell’ambiguità dei fini) no qui si prende atto del modo stesso di procedere della Natura, e probabilmente si corrisponde allo stesso fine, quello di immaginare e di creare.

Ma di notte si sogna,
e qualche sguardo s’allunga nel cielo
perdendosi in vertigini,
e va lontano, più lontano ancora
della luce che vaga
portando stelle e un modo per andarci,
poichè il mondo è un abisso
e l’anima quel colpo d’ala pronta,
a staccarci dal centro,
dall’idea fatta una volta per tutte.


Le parole come gli atomi sono cose, cose con un significato e così come tra un atomo e l’altro c’è del vuoto e quindi silenzio, lo stesso vale per le parole.
Assemblare dal basso gli atomi per farne materiali, per farne oggetti vuol dire manipolare il....vuoto. Il silenzio.

Allo scopo di difendere la caratteristica della parola poetica dalla distruzione del significato i poeti accentuano il lato materico del linguaggio, assemblando atomo dopo atomo i versi come farebbe un cristallo. Per questo Sinisgalli [1] si chiede: non vi pare che nei cristalli la natura si esprime in versi?

Quando le linee sfumano in distanze inesatte e i confini si sfarinano...i suoni raggiungono le lontananze del silenzio...all’alba il mondo si ridisegna...[e] …così a noi tra le mani rimane la friabilità di un sentimento…

La nanotecnologia della parola di cui si serve Andreotti è il processo di manipolazione del silenzio, l’assemblaggio corretto di ciò che vi era un secondo dopo il Grande Botto che ha collegato i quarks per formare elettroni, protoni e neutroni a loro volta in grado di immaginare una materia con dei battiti, dei ritmi propri che potessero tradursi in cristalli e in pensieri emersi da un brodo di silenzio e salire in superficie per entrare nella realtà delle emozioni.
Modulando il silenzio e il vuoto la natura emerge su se stessa e il poeta che opera così è quindi Natura in azione.

Oggi che a spaventarci non sono più i sani Timore e Tremore per l’horror vacui ma quelli per l’invadente horror pleni [6] dovremmo affidarci alla Natura che ha trovato la soluzione a questa moltiplicazione inarrestabile di oggetti , di informazioni, di parole; ha trovato chi provvede a tenere la ciotola vuota per poterla riempire; chi rimette insieme pezzi di vuoto e silenzio nascosti

…tra nuvole veloci e sguardi fermi…usando parole come dita

La Natura ha trovato poeti come Angelo Andreotti che non la imitano ma la creano.

Come uno sguardo in silenzio s’abbassa,
così il cielo si consegna,
e luci nere illuminano
lo spostamento dell’asse del mondo
su cui le anime passano
equilibrandosi l’una con l’altra.
Scende dal buio
l’enigma
e segue il passo dei sogni a venire,
cerca luce
trova terra
e tutto un alternarsi di confini,
un sovrapporsi esausto di orizzonti.

Venendo dalla schiuma della luna
gettata come un’onda sulla riva
gli angeli si avvicinano alla strada,
ai crocevia raggiungono i passanti
pronunciando nella notte
quel silenzio che mancava
all’imperfetta evidenza dell’ombra.


Riferimenti

[1] L. Sinisgalli Furor Mathematicus, Mondadori Milano 1950;
[2] M. Buber Il Principio Dialogico e altri saggi, S. Paolo Edizioni 2012;
[3] S. Kierkegaard Timore e Tremore Mondadori 2003;
[4] L.J. Wittgenstein Tractatus Logico-Philosophicus, Piccola Biblioteca Einaudi 2009;
[5] L’opera poetica di Angelo Andreotti costituisce un unicum e quindi si rimanda alla bibliografia completa aggiornata nel suo ultimo Dell’ombra la luce, L’arcolaio 2014;
[6] G. Dorfles Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore, Castelvecchi 2008

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