martedì 9 aprile 2024

Partiamo da qui

Sia dal punto di vista formale che da quello tematico, Partire da qui - la raccolta poetica di Stefano Modeo appena pubblicata da Interno Poesia - si misura con un tema cruciale per i poeti: la partenza, l’esilio, il viaggio. La vera dimensione poetica, dai tempi di Odisseo, risiede in questi “transiti” variamente declinati.
Partire da qui è un’evocazione di inizi cioè di quei momenti embrionali e …partorienti che hanno a che fare con l’origine di “qualcosa”: l’inizio, come si sa, è il luogo letterario per eccellenza che segna un confine, ovvero una vera e propria separazione, tra il mondo e l’opera. Per il poeta, l’inizio- da intendersi come “da questo momento-luogo in poi-oltre” - stabilisce un confine fra la molteplicità di “molti possibili” (mondi, viaggi, volti, sfondi, parole,…) e l’emergenza di “un probabile” (mare, percorso, amore, figura, senso…). Ed è proprio di tutti gli inizi evocare presupposti, e Stefano Modeo, ancor prima della prima poesia - nell’ esergo epigrafico - lo fa tornando e lasciando, contemporaneamente e ancora una volta, Taranto, quasi continuasse a sentirsi insieme sepolto e risorto in mare e sulla terra! La partenza è sempre un posizionamento all’interno di un ordine o di un caos - l’un probabile di cui sopra - ma è anche definizione di una prospettiva magari da condividere con i “molti possibili” dei lettori. Così ”Lungo la linea dei due mari…” Taranto, è vero, “…si arrocca in una nuvolaglia grigio-scura”, ma “I delfini a volte arrivano fino alle boe/sotto i piloni, dove il sole/fa il cielo arancione”. Per il tramite di queste immagini l’attenzione, inevitabilmente, oscilla tra il luogo privilegiato delle partenze, il porto delle prue e degli approdi, e quello quasi onirico delle …restanze, la città dei risentimenti delle case, delle strade. E possiamo giustamente dire che, già da qui, dalla prima poesia della raccolta, siamo in viaggio e che già da qui, come nella migliore delle tradizioni letterarie, l'inizio è memorabile perché il poeta sa che non esiste arrivo, approdo, conclusione. Fine. Nella poesia c’è sempre un “verso” in più, quello del lettore e l’efficacia di questo “verso silenzioso” è tanto maggiore quanto più chiara è la ripercussione retrospettiva, quella vaga risonanza che investe di nuova luce tutto ciò che precede. Detto in altri termini l’efficacia della buona poesia è quella sensazione di… ordine e compiutezza data dal fatto di avere lì a disposizione tutti i versi da poter rileggere, tutte le immagini da poter rivedere, i suoni e gli altri dettagli persi da ricercare. L’efficacia di quella partenza è la voglia di …tornare. Così succede che quei Due mari (pg.11) ci permetteranno di compiere questo viaggio a ritroso perché Dal vagone del treno (pg.76) sul quale siamo saliti ci è sfuggito quel …confine segnato dalle punte degli scogli. E partiamo da qui: sarà un bel viaggio.