martedì 13 maggio 2014

La verità, vi prego, sull'amore


Sono un po’ restio a credere che esistano poeti giovani (ovvero vecchi poeti) primo perché non credo che esista una poesia giovane, contrapposta a una poesia vecchia e secondo perché la poesia non ha a che fare con Il Tempo, l’Età e le Stagioni.
La poesia è qualcos’altro.
Il giovane poeta è contemporaneo a quello vecchio perché la poesia non nasce e vive, la poesia non muore: la poesia inspira e spira contemporaneamente, si muove tra mare e sabbia, duna e onda; più salda di lei pare la fune di un funambolo, più sicura la caduta e il volo: tutto ciò è terribile, lo so, tutto è però meraviglioso.
Da sempre la poesia si cimenta con l’amore gli chiede “cos’é” , ne tenta una definizione e da sempre l’amore le risponde:

Dicono alcuni che amore è un bambino/e alcuni che è un uccello,/alcuni che manda avanti il mondo/e alcuni che è un’assurdità...” [W.H. Auden]

Un’assurdità come la morte di una persona cara, un’amica.

Alessio Casalicchio a Matteo Bianchi non sono giovani poeti nel senso che pur essendo giovani hanno LA risposta antica dei poeti : l’amore è qualcos’altro e ne sono a tal punto convinti da intitolare così questa bellissima raccolta poetica a due voci “L’amore è qualcos’altro” ( Empiria Poesia-2013).
Anche qui, anche questa volta non sapremo la verità sull’amore e di conseguenza sulla vita e la morte anche se è proprio nella rinuncia a sapere– è proprio nell’assenza di parole adatte a definire e a circoscrivere amore, amicizia, dolore e morte- che la verità si mostra (leggere per credere Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister, o i Rinuncianti di J. Wolfgang Goethe).

Come dice Giancarlo Pontiggia nella nota “...la forza di questo libro sta proprio nella diversità di due voci che non si oppongono,...dialogano a distanza [con ] la sensazione che ogni poesia sia una risposta a un'altra...[e] che tutte insieme rispondano a un'intimazione più forte e più remota...”
Quello che subito colpisce di questo dialogo poetico “di quaranta poesie in camere separate” è, per così dire, l’arredamento di ogni camera se non proprio la camera in sé : lo studio/camera da letto di Alessio e il soggiorno con angolo cottura di Matteo.
Sono tutte quelle cose che non mostrandosi ci parlano della giovane età dei due poeti.
Riusciamo ad immaginare il primo intento ad osservare dalla finestra dello studio, oltre la sua immagine riflessa, il suo giardino dove “...non esistono più specchi/né le pozzanghere per raccogliere l'acqua piovana...”.
L’altro lo vediamo in cucina “sedotto” dall’ennesimo “caffè bruciato” ad osservare le cose che lo osservano e che gli parlano di quella volta che...
Ci pare di sentire in sottofondo anche delle musiche provenire da quelle camere, quel mix di Debussy, Bill Evans e Pink Floyd da quella di Alessio e i folk singers, cantautori italiani e il pop inglese da quella di Matteo. E’ vero, un poeta si riconosce come gli uccelli dal canto ma anche da cosa ascolta!
E’ una camera del sogno quindi quella di Alessio nella quale gli sembra di aver “perfino posseduta” l’amata su quel letto di fianco al comodino che accoglie Leopardi, Corazzini, Govoni, Sinisgalli, i poeti maledetti e Rilke.
E’ invece una camera dove i sensi si esaltano, quella di Matteo: i colori degli accessori, le mensole con i libri delle ricette e forse qualche intruso della beatitude generation, Corso, Kaufmann, Ferlinghetti e l’Omero delle Antille più ovviamente Ungaretti, Montale e una goccia di Brodskij (tutta gente che tra l’altro insegna i segreti per “levare dal piatto...” la puzza del pesce “...col limone”).
A questo punto diciamo che i due giovani autori – speriamo incoscientemente- rappresentano nelle loro camere così arredate il dialogo dei dialoghi quello che si parla dalla notte dei tempi tra ciò che è immanifesto (Thanatos) e quello che lo è (Eros) tra quello che ci aspetta (e per alcuni ci ha anche preceduto) e quello che resta.
Con il loro personale <<gusto dell’arredo e del design>>, Alessio e Matteo ci raccontano quasi seguendo le fasi canoniche di un rito, la commedia tragica della Seduzione-Amore-Abbandono che dai Lirici Greci fino alla storia di Don Giovanni è stata rappresentata per schegge, motivi , singoli quadri istantanei senza la preoccupazione di montare il film intero : lo sguardo dell’amata, l’approccio galante, le parole vecchie-sempre le stesse- versate in cuori giovani, il gesto invisibile e delicato dello scrivere la poesia all’amata (tutti, tutti lo hanno fatto!), i sogni e il desiderio- anche del sogno- le cene e gli amplessi a lei “sacrificati” ( come in un rito) e , infine, la disperazione e il pianto per un abbandono. Per l’Abbandono.
Questo è il modello di quanto è avvenuto da sempre ed avverrà altre innumerevoli volte nei vicoli, nelle piazze, nelle sale, nei bar, nei caffè di tutto il mondo. A dispetto del Tempo, dell’Età, delle Stagioni. Vivere, amare, morire.
Questo avviene, incomprensibile e senza fine, in una camera da letto, in una cucina e – fino a poco tempo fa impensabile- tra le maglie di una ragnatela digitale.
Ecco perché non può esistere una verità, sull’amore ( come sulla morte).
L’amore è qualcos’altro perché contrariamente a quello che si crede noi possiamo definire solo qualcosa di cui non sappiamo nulla e Alessio Casalicchio e Matteo Bianchi (rinuncianti!) questo lo sanno bene.
Loro sanno che potrebbero continuare a versare parole su Erica che è andata via, ma hanno preferito cantare insieme perché lei è vissuta. Loro sanno che potrebbero chiudere gli occhi nelle “camere separate” e immaginare la presenza dell’amica, ma hanno preferito tenere gli occhi aperti e mostrare ad Erica quello che lei ha visto.

I giovani Alessio Casalicchio e Matteo Bianchi avrebbero potuto ricordare il loro amore, la loro amicizia e l’affetto per Erica ma hanno preferito...qualcos’altro.

Hanno preferito mostrare a tutti noi l’Amore, la Vita e la Morte.
E’ quello che i Poeti sanno fare.

Riunito è tutto ciò che vedemmo,/ a prendere congedo da te e da me:/il mare, che scagliò notti alla nostra spiaggia,/la sabbia, che con noi l’attraversò di volo,/l’erica rugginosa lassù,/tra cui ci accadde il mondo.” [P. Celan]





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