mercoledì 19 aprile 2023

Il palinsesto di Cornelio

Nella nota di accompagnamento a La specie storta (Edizioni Tlon, 2023), l’autore Giorgiomaria Cornelio ci informa che le favole, i versi e le scritture presenti in questo libro sono nati per la festa della poesia “I Fumi della Fornace” e per il rito che anima questa festa.
Dal 2019 il paese di Montecassiano, nella Valle Cascia in provincia di Macerata, è diventato un laboratorio per un singolare esperimento cruciale: la scongiura dell’estinzione mediante il “semplice meccanismo” di una catastrofe individuale come ad esempio quella dell’arrovesciamento di un albero, di una identità, di una (T|t)erra, di un semplice luogo di partenza o di arrivo. Quando parliamo di estinzione evidentemente parliamo sia della scomparsa di un piccola comunità come quella insediata nel paesino marchigiano, sia della famigerata sesta Grande Estinzione di Massa, così spesso evocata in questi tempi da fine millennio intrisi di peste, guerra e cambiamento climatico. Cosicché nella festa della poesia in Valle Cascia, ad essere “realmente favoloso” è questa possibilità di una seconda vita che finisce per erodere l’idea stessa di estinzione restituendo un nuovo albero a un terreno rinnovato per accogliere ancora le radici storte della specie. È inutile ricordare che verticale (p.es.albero) e orizzontale (p.es.terreno) partecipano a quella divisione binaria attraverso cui per lungo tempo la nostra specie ha interpretato qualsiasi cosa, inclusa la differenza tra maschi e femmine. I due poli unici della geometria della croce sono con tutta evidenza separati da molteplici se non infinite varietà di una terza direzione che definiamo obliqua , diagonale. È la direzione che ci appare storta e che dunque parrebbe appagante raddrizzare. La si nota subito e la si vuole correggere: in proposito Cornelio indugia sui nomi dei tanti ….geometri della rettitudine che hanno attraversato la storia della nostra specie. Eppure, la direzione…storta è proprio quella più frequente e probabilmente gli arrovesciamenti, le catastrofi, servono proprio a liberarle tutte quelle direzioni probabilmente capaci di rivelare certi segreti che abbiamo sempre davanti agli occhi. D'altronde anche il tentativo di raddrizzare un quadro nega la sua “drittezza”. E dunque è una favola di inclinazioni e di storture la poesia di Cornelio dove gli arrovesciamenti formano radici e congiungimenti che sostanziano materia e memoria, amore e altruismo. E poiché dobbiamo abbandonare le direzioni usuali della classificazione (p. es. verso, epigrafe, prosa poetica, testo,…), Cornelio pare utilizzare non carta ma un supporto più confacente a una favola-mito. La pergamena, in quanto supporto scrittorio, è molto assorbente per cui l’inchiostro penetra e sprofonda. Essendo inoltre un materiale molto costoso, in passato la sua superficie veniva raschiata con una lama per cancellare le tracce della scrittura precedente: riscrivere su una pergamena parzialmente cancellata produce quello che i paleografi chiamano un palinsesto ( dal greco πάλιν = di nuovo e ψάω = raschiare). La specie storta proprio a partire dalla sua organizzazione interna pare proprio somigliare a un palinsesto anche nella sua accezione più contemporanea di prospetto schematizzato di trasmissioni …foniche, eserghi, citazioni e immagini ed è un palinsesto anche nell’accezione più legata alla geologia e alle pietre se non proprio a quei mattoni che, Cornelio ci racconta, provenivano da quell’antica fornace, situata sul posto e i fumi della quale hanno scritto, per così dire, la leggenda sulla stortura degli abitanti. L’aspetto notevole del palinsesto è che esso si forma non tramite stratificazioni successive con l’aggiunta di uno strato su un altro ognuno con le sue proprie scritture, ma al contrario grazie a successive raschiature e rimozioni. Così oltre agli archeologi e storici anche il Poeta ha adottato il concetto di palinsesto per riferirsi a un “terreno” che, nel corso del tempo, è stato ripetutamente usato, eroso e riusato. Allora sia nel libro, sia nella Valle Cascia, così come nei mattoni che venivano dalla vecchia fornace e persino nei fossili di rivolta, negli spiriti antichi e nuovi della specie, il passato non è sepolto sotto il presente, ma emerge in superficie. Il presente, invece che ha eroso il passato che, cioè, lo ha raschiato di nuovo e di nuovo ancora, affonda giù sempre più giù, in profondità. Il passato risale mentre il presente discende: non è tanto dunque uno stratificarsi ma un ruotare. Un arrovescio! La nostra moderna “sensibilità” è profondamente condizionata dall’idea che ogni cosa sia formata da strati - che terreno, alberi, edifici, libri e persino i corpi umani siano costituiti da uno strato sull’altro, ognuno già marcato da proprie specifiche “scritture”. Il passato perciò è visibile per così dire solo attraverso un foglio multistrato di plastica trasparente che è il nostro presente. Ma il palinsesto di Cornelio ci dice una cosa diversa e cioè che, con il passare del tempo, gli strati non si sommano ma viceversa si consumano tanto che ciò che è più lontano nel passato è più vicino sulla superficie del terreno, del cuore, della pagina. La specie storta è sempre più consapevole di calpestare sé stessa come si calpesta un vecchio sentiero divenuto talmente esile da non essere più riconoscibile. E così le nostre azioni più recenti, queste “nuove” parole sono piene di scottature profonde, mentre le tracce del distante passato sono così superficiali da essere sul punto di svanire completamente, perdute, proprio ora. Amore,/oggi l’incontro ci spatria/le ossa. Ci incurva/le giunture del difetto.//Tutta l’officina del corpo barluma./Ruota e sciacqua,/con nuovo/diluvio universale.//«Perché ecco,/l’inverno è passato».//Perché qui perdiamo/il nome. … Quando viene l’eclisse,/e l’organo non fiata,/e non c’è più lingua per dire/il papavero, l’acanto, la molecola/di resina…..o il santo patrono,/tu, e puoi,/ continua a pregarli.Dopo mezzanotte/albeggia mezzanotte.//Vedi: sono molte le trivelle che//ci scavano la crosta, sapendo/che ogni strato è una viscera/di dolore.//Questa buia cava,/questa che sempre screpola,/questa che è la sera/senza più barbaglio:/io la scendo./io la passo.//«e sorbendo il tuo parlare oscuro,/per te mi disseterò con acqua morta». Riferimenti - https://www.congerie.org/ - https://www.ilsole24ore.com/art/la-specie-storta-controcanto-parole-d-oppressione-AENtpS1C