giovedì 1 dicembre 2022

Christian Bobin: la vita e nient'altro

Il 25 Novembre è scomparso il poeta francese Christian Bobin. A molti questo nome non dirà molto, ma il Post delle fragole è pieno dei suoi silenzi, della sua discrezione e del suo dono.
Scrivere è un modo di rispondere alla vita. Abbiamo sempre bisogno di rispondere a un dono con un altro dono, non per sdebitarci, ma per continuare a donare e ricevere, senza fine”. Così scrive Bobin in Mozart e la pioggia (AnimaMundi Edizioni, 2015). E dunque se la vita è un dono , un munus, per la communitas, un qualcosa cioè da condividere con altri, allora questo dono va ricambiato con una speciale attenzione e cura a sé e agli altri; questo dono va ricambiato con qualcosa che possa consentire una sorta di immunitas di gregge, un vero e proprio vaccino per affrontare l’irrimediabile dualità della vita, una immunizzazione collettiva per prendersi cura della vita in toto. La scrittura dunque è, per Bobin, il pharmakon che è contemporaneamente veleno e cura proprio come lo è la parola per sua natura: ambigua. In questo Bobin pur privilegiando la prosa, è Poeta. “La santità non è affatto ciò che immaginiamo. Oggi ho incontrato una schiera di primule che chiacchieravano all’aria aperta e facevano delle loro chiacchiere una preghiera che saliva dritta al cielo. Il loro cuore era aperto alle piogge, alla siccità e persino allo sradicamento. Non scegliere tra ciò che viene, era il loro modo impeccabile di essere sante. Mi rigiravo nei miei pensieri quando mi sono apparse ai lati della strada, offrendo alla luce la culla colorata dei loro petali. Il vento ne faceva vibrare le forme, stampando su uno sfondo d’erba un testo degno di lode. La maggior parte di coloro che incontro mi fanno pena. Vedo un’ombra – un dispiacere, un’assenza, una mancanza – che attraversa i loro occhi anche quando ridono, come una lucertolina che si infila fra due pietre, timorosa di essere intravista. Ed io sono simile a loro. Il mio cuore batte nel buio. La vita si rattrista perché può attenderci solo di rado. Con noi è come una madre disposta a dare il cuore per sfamare i suoi bambini e i suoi bambini non vogliono assaggiare quest’alimento sublime e nemmeno sentirne parlare. Lo splendore delle primule, per giungere sino a me, aveva dovuto squarciare la notte che mi circonda il cuore. Considero un miracolo vedere cose poverissime. Non mi stanco di questi miracoli, e sono davvero incapace di spiegare perché a volte non c’è nulla e altre volte c’è tutto. Il paradiso sarebbe vivere un’intera giornata come una sola di queste primule.”[ Da Resuscitare, AnimaMundi Edizioni, 2003] Nulla può essere detto in maniera definitiva proprio per l’ambiguità della parola ma è proprio questa molteplicità di significato che rende la poesia un dono per il mondo, producendo il miracolo di vedere cose poverissime e accostarsi silenziosamente e rispettosamente a Chi Non Sa Nulla, a chi ha dimenticato anche il suo nome perché E' tutti i nomi. Chi Non Sa Nulla cosa potrà mai dire all’uomo che grazie alla parola lo interroga? Ecco, forse, l’opera di Christian Bobin, a cominciare dal suo famoso libretto sul Santo di Assisi, potrebbe aiutarci ad “ascoltare con gli occhi” e a “guardare con le orecchie”, a vivere qualche secondo come una sola di quelle primule. Bobin è morto nella sua casa di campagna in Borgogna non lontano dal suo paese d’origine, Le Creusot, dove era nato nel 1951. Qui circondato dalla natura ha condotto la sua opera e la sua vita ritirata a testimonianza di una gioia sempre a portata di mano pur nell’irriducibile dualità e ben sapendo che il fondo della vita è simultaneamente terrificante e bello. Essendo la sua opera una riflessione sull’arte letteraria e quindi, come scambio di doni, sulla vita, quando scriveva usava espressioni come questa : «scrivere è disegnare una porta su un muro invalicabile, e poi aprirla» o ancora «la posta in gioco è sempre una gaiezza fondamentale, conservare il sentimento lieto del dono della vita». I suoi modelli sono stati quelli che puntavano a rendersi degni della Perfezione perché «le anime sono dei compassi la cui punta trema al momento di piantarsi: solo i santi tracciano il cerchio perfetto». Da qui la sua ammirazione per la semplicità e per le cose minuscole, per quegli autori che più si rileggono e più mostrano nuove profondità. Autori che mostrano la sacralità della parola e la purezza della vita senza alcuna pretesa di insegnare qualcosa o di svelare un mistero.