giovedì 23 giugno 2022

Patrizia Cavalli: una breve nota

Mi sono sforzato di trovare un incipit degno per ricordare con la presente nota, Patrizia Cavalli, poeta italiana, venuta a mancare - a noi e a tutte le parole - pochi giorni fa. Poi questa parolina, appunto, che ho scelto per definire questo testo: nota, ha prodotto nel momento stesso di disporsi sul foglio una deviazione ai miei pensieri e al mio progetto originario.
Una nota è una nota e richiede solo …ascolto. La poesia di Patrizia Cavalli è quanto di più simile alla musica si possa ascoltare, o meglio ancora, provare. Perché la musica mette alla prova tutto noi stessi. Mette alla prova il corpo che ha voglia di seguire il ritmo: dita che tamburellano su una superficie; mani a voler afferrare i suoni che scorrono per aria; piedi a produrre passi e balzi per affrancarsi dal massimo peccato: Addosso al viso mi cadono le notti/ e anche i giorni mi cadono sul viso./ Io li vedo come si accavallano/ formando geografie disordinate:/ il loro peso non è sempre uguale,/ a volte cadono dall’alto e fanno buche,/ altre volte si appoggiano soltanto/ lasciando un ricordo un po’ in penombra./ Geometra perito io li misuro/ li conto e li divido/ in anni e stagioni, in mesi e settimane./ Ma veramente aspetto/ in segretezza di distrarmi/ nella confusione perdere i calcoli,/ uscire di prigione/ ricevere la grazia di una nuova faccia./ È tutto così semplice,/ sì, era così semplice,/ è tale l’evidenza/ che quasi non ci credo./ A questo serve il corpo:/ mi tocchi o non mi tocchi,/ mi abbracci o mi allontani./ Il resto è per i pazzi./ [da Le mie poesie non cambieranno il mondo, 1974)] E insieme al corpo, la poesia mette alla prova lo spirito che pare appartenere a quel mondo invisibile di vibrazioni così accordato alle melodie da produrre risonanze e battimenti in grado di cullarti ma anche frantumarti come succede a un vetro costretto all’ infisso che reagisce al motore di un auto: Io guardo il cielo, il cielo che tu guardi/ ma io non vedo quello che tu vedi./ Le stelle se ne stanno dove sono,/ per me luci confuse senza nome,/ per te costellazioni nominate/ prima che il sonno scioglierà il tuo ordine./ Ah, sognami senza ordine e dimentica/ i tanti nomi, fammi stella unica:/ non voglio un nome ma stellarti gli occhi,/ esserti firmamento e vista chiusa,/ oltre le palpebre, splenderti nel buio/ tua meraviglia e mia, immaginata./ [da Vita meravigliosa, 2020] E con il corpo e lo spirito, anche la mente viene messa alla prova dalla poesia nel suo dilatarsi in un bing bang privato, piccola creazione in grado di produrre tipi di particelle ancora sconosciute e nuove onde per galassie e stelle nuove: Io scientificamente mi domando/ come è stato creato il mio cervello,/ cosa ci faccio io con questo sbaglio./ Fingo di avere anima e pensieri/ per circolare meglio in mezzo agli altri,/ qualche volta mi sembra anche di amare/ facce e parole di persone, rare;/ esser toccata vorrei poter toccare,/ ma scopro sempre che ogni mia emozione/ dipende da un vicino temporale./ [da L’io singolare proprio mio, 1992] In un Universo dove la materia impersonale esiste per sempre, mentre l'esistenza personale si estingue alla morte, quello che può sopravvivere di un essere è una voce, una semplice nota o come dicevano i Greci: la rinomanza. Per questo l’ immortalità, condizione propria degli dei e inaccessibile agli esseri umani, è riservata a questa poeta e a questa poesia.