All'età di 101 è scomparso alla nostra vista Lawrence Ferlinghetti.
Ripropongo qui di seguito il Post delle Fragole dell'anno scorso che celebrava i
suoi 100 anni.
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Ṛta (devanāgarī ऋत) è un termine sanscrito che compare
negli antichi testi indiani dei Veda (ca. 2000 a.C.). Con Ṛta si intende
l' "ordine cosmico" a cui soggiace l'intera realtà, ma anche una consuetudine
sacra ovvero l'associazione tra il rito sacrificale e il
ritmo dell'universo a cui esso è strettamente associato. Esso prelude,
quindi, al termine più diffuso, e successivo, di Dharma (Legge cosmica).
Il termine Ṛta deriva da Ṛ (radice sanscrita di "muoversi") e
*ar (radice indoeuropea di "modo appropriato"), quindi "muoversi,
comportarsi, in modo corretto". Così Ṛta acquisisce il pieno significato
di "ordine cosmico" ovvero della Realtà che procede priva di contrapposizioni od
ostacoli.
Questo termine è legato, sempre per mezzo della radice indoeuropea di
*ar, al termine greco harmos (da cui l'italiano "armonia") e al
latino ars da cui "arte".
Non possiamo quindi evitare un collegamento diretto tra questo termine e l’arte
in generale vista come attività che “si fa (si muove) in modo appropriato” come
un vero e proprio rito con un suo ritmo: parole che non possono
non essere accostate per nascita etimologica proprio a Rta. Parole che
non possono non ricordarci quello che, ad esempio, la poesia dovrebbe
appropriatamente fare, vale a dire ex-movere e cum-movere.
Ṛta è particolarmente considerato nei riti e nelle pratiche artistiche,
ovvero nella corretta esecuzione del farsi (rito) che permette la permanenza
stessa di un equilibrio cosmico (ritmo).
Tutta questa premessa per introdurre la fondamentale Lettera ai Pisoni di
Orazio e parlare dell’armonia o, che è lo stesso, dell’Arte Poetica.
Ma si può partire anche dalla fine, cioè da oggi (ca. 2000 d.C.) e compiere un
viaggio speculare a quello che va dalla parola ars alla
Lettera ai Pisoni.
È un viaggio a ritroso che parte dal poeta centenario Lawrence Ferlinghetti e
arriva alla stessa Epistola del poeta lucano di Venosa.
Come avrebbe detto il premio Nobel della letteratura Tomas Tranströmer (
grandissimo ammiratore del poeta Orazio): non solo noi guardiamo i ricordi ma
anche loro ci guardano.
Il poeta-editore- impresario della controcultura americana Lawrence Ferlinghetti
nel 2019 compirà 100 anni. Questo little boy che ha visto lo sbarco sulla
Luna quando era appena cinquantenne intende chiudere la sua opera con un
autobiografia che l’editore Doubleday ha deciso di pubblicare negli Stati Uniti
poco prima del giorno 24 Marzo in cui il protagonista della Beat Generation
arriverà appunto al suo secolo di vita.
Il poeta chiude così la sua autobiografia:
«Little boy, cresciuto da dissidente romantico, ha mantenuto la sua visione
giovanile di una vita destinata a durare per sempre, immortale come lo è ogni
giovane, convinto che la sua identità speciale non perirà mai , sì, credendo
tutto ciò a dispetto del destino sfrenato dell’intera umanità che, secondo gli
scienziati, ben presto scomparirà, con la Sesta Estinzione della vita sulla
Terra. Ecco perché il canto degli uccelli, ora, non è un cinguettio di estasi
ma un grido di disperazione».
Potrebbe sembrare una dichiarazione apocalittica ma non lo è perché nonostante
l’estinzione annunciata (dal canto degli scienziati); nonostante il canto
di disperazione degli uccelli ( o di chi dimentica di essere un
little boy ), il Poeta da sempre ha la consapevolezza che
non omnis moriar (Orazio, Odi, III, 30, 6), cioè di non morire del tutto
e quindi che non tutto morirà.
Nel suo volumetto di 116 pagine dal titolo Cos’è la poesia, Ferlinghetti
assegna un compito all’arte poetica e fa del poeta un protagonista dei tempi.
Solo un forte richiamo ai valori umani interiori e una poesia che li esprima
attraverso una trasmissione orale possono riportare l’umanità ad una condizione
di armonia e farle recuperare l’equilibrio perduto.
Il suo amico Jack Kerouac avrebbe parlato, di ordine cosmico, di
Dharma.
Cos’è la poesia si compone di due parti: nella prima il poeta si sofferma
sui temi e i modi della produzione poetica. Nella seconda parte, dal titolo
evocativo Sfide per giovani poeti , Ferlinghetti mostra ai giovani
attratti dalla poesia, le vie del fare poetico: il modo corretto di muoversi.
Il rito e il ritmo. Parole che, ripeto, guardano alla radice
sanscrita Ṛta ( "ordine cosmico") e dunque alla Ars poetica di
Orazio e che dalla stessa radice sono guardate.
A sfogliare le pagine di Cos’è la poesia del poeta beat sono tantissimi i
rimandi e i richiami al poeta Orazio a quella comune fiducia nell’altezza e
validità dell’arte e alla convinzione di un messaggio che possa valicare i
confini dello spazio e del tempo. Ferlinghetti non fa che ribadire con
stringatezza quasi aforistica le idee formulate nell’Ars poetica di
Orazio e che l’arte è la forza di queste idee, religione dell’anima e che dunque
il poeta è un semplice banditore impegnato a divulgarle, sensibilizzare ed
educare ad esse.
E le idee sono quelle che richiedono un rito per un ritmo con lo scopo di
preservare un ordine o ripristinarlo: il requisito di semplicità e unitarietà
(simplex et unum) dell’opera ; un perspicace accostamento (callida iunctura) di termini da cui possano scaturire nuovi significati; il criterio
determinante dell’usus, della lingua viva, parlata e scritta, nel
decretare la nascita, morte e resurrezione di voci antiche e moderne; la messa
al bando di paroloni lunghi “un piede e mezzo” (sesquipedalia verba) che
rendono stucchevole il frasario tragico; evitare la «montagna» di un altisonante
esordio che partorisce il «topolino»; attingere ai vantaggi (commoda) che
gli anni nel sopraggiungere portano con sé e che sottraggono scappando via;
indugiare nel labor limae di una paziente e infinita revisione formale;
lasciarsi sedurre dalle coppie complementari ars/ingenium e
natura/ars per stabilire «un’ amichevole congiura»; ricercare
l’equilibrio tra dulce e utile.
Ma le idee sono anche quelle che richiedono un ritmo per un rito, per poter
cantare un’armonia nascosta che avvertiamo soprattutto in quei momenti nei quali
il canto degli uccelli non sembra più essere un canto d’estasi o quando perdiamo
la nostra visione giovanile di una vita destinata a durare per sempre, immortale
come lo è un giovane, anche di 100 anni, convinto che la sua identità speciale
non morirà mai.
Come lo siamo convinti noi.
Da Greatest Poems (Mondadori, Lo Specchio, 2018)
Pound a Spoleto
[…]
In sala di colpo si era fatto silenzio. Quella voce mi ha sconvolto, così
pacata, così sottile, così flebile, eppure così tenace. Ho posato la testa sopra
le braccia sulla balaustra di velluto. Mi sono sorpreso nel vedere una lacrima,
una sola, cadermi su un ginocchio. La sottile, indomita voce continuava a
risuonare. Uscendo alla cieca dalla porta sul retro del palco sono passato nel
corridoio deserto di quel teatro dove gli altri, seduti, erano ancora girati
verso di lui, poi sono sceso e sono andato fuori nella luce del sole,
piangendo…
Lassù sopra la città
____________________lungo l’antico acquedotto
________________i castagni
___________________erano ancora in fiore
Muti uccelli
____________volavano nella valle
________________________________molto più giù
Il sole splendeva
___________________sui castagni
e le foglie
_____________stormivano al sole
___________e stormivano stormivano stormivano
_____________E avrebbero continuato a stormire
La sua voce
______________risuonava
_______________________risuonava
________________________________tra le foglie…
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